Pubblicato su politicadomani Num 86 - Dicembre 2008

Una svolta possibile

Tutela della salute, lotta alla povertà e questioni africane: il Barack Obama senatore dell’Illinois ha tracciato la via al Barack Obama presidente degli Stati Uniti

di Matteo Luigi Napoletano

Nella sua veste di senatore, Barack Obama è stato fra i primi a occuparsi dell'influenza aviaria, impegnandosi a far si che le agenzie competenti, impegnate nella lotta al virus nel Sudest asiatico, ottenessero finanziamenti per venticinque milioni di dollari per combatterne la diffusione. Altri quattro miliardi di dollari, da destinare al Centro per il controllo delle malattie e all'acquisto di vaccini, sono stati reperiti da Obama lavorando a stretto contatto con altri colleghi del Senato.

Altro oggetto di costante attenzione, e altro dossier per il nuovo Presidente, è il Darfur. Anche qui, il lavoro bipartisan è alla base dell'approccio di Obama, che col collega repubblicano del Kansas, Sam Brownback, ha predisposto il Darfur Peace and Accountability Act, che ha illustrato alle Nazioni Unite ai rappresentanti sudanesi. Obama ha poi visitato i campi profughi al confine fra Ciad e Sudan e, al ritorno dal suo tour, insieme al collega democratico del Nevada Harry Reid, ha procurato un finanziamento di venti milioni di dollari per missioni di pace organizzate dall'Unione africana. Nel chiedere lo stanziamento di questi fondi alla Commissione esteri Senato, il 23 aprile 2008, Obama ha detto che «tutti i proclami, i discorsi del mai più, e gli sforzi di tanti nel mondo hanno sinora fallito nel fermare il genocidio lungo cinque anni nel Darfur. L'assassinio indiscriminato, lo stupro e la dislocazione delle popolazioni continuano e stanno crescendo. Solo un'azione decisiva e concertata può mettere fine a questo genocidio».

Il capitolo congolese è un altro dei dossier caldi per il neopresidente americano, il quale come senatore ha redatto e fatto approvare il Democratic Republic of the Congo Relief, Security, and Democracy Promotion Act per riportare la democrazia nel paese e dotarlo di un apparato politico duraturo, sottrarlo all'influenza destabilizzante di agenti stranieri, cancellare la corruzione politica e creare un apparato militare professionale. Lo stanziamento degli aiuti americani al Congo, previsto in questo progetto di legge, ammonta a cinquantadue milioni di dollari, e ha creato la figura di un inviato speciale americano, con le vesti e i poteri di mediatore fra le parti. È stato anche chiesto all'amministrazione Bush di adoperarsi per il rafforzamento delle unità d'interposizione delle Nazioni Unite nell'area.

Rimanendo nel contesto africano, la lotta all'AIDS, alla tubercolosi e alla malaria sono le altre sfide che Obama si troverà ad affrontare sin dall'inizio del suo mandato. In Africa Obama si è recato nel 2006 (facendo anche egli stesso il test dell'AIDS, in un ambulatorio in Kenya). Anche il dossier sullo Zimbabwe sarà portato da Obama alla Casa Bianca, dato che il neopresidente ha presentato al Senato americano, nel marzo 2007, una risoluzione di condanna del regime di Mugabe per le repressioni e le violenze in atto nel paese; progetto che il Senato nel giugno successivo ha approvato (S.CON.RES.25).

Un altro passo il senatore Obama l'ha compiuto contro i “signori della guerra” dell'ex presidente libariano Charles Taylor, per il quale ha chiesto un processo come criminale di guerra, essendosi reso Taylor responsabile di atrocità inenarrabili non solo in Liberia, ma anche nella vicina Sierra Leone, fomentandovi la guerra civile coi suoi “ribelli” infiltrati (tra cui molti “bambini soldato”). Un emendamento bipartisan a un'apposita legge in materia è stato proposto da Obama al Senato americano nel luglio 2005, insieme ai colleghi Chuck Hagel, Patrick Leahy, e Judd Gregg, al fine di stanziare tredici milioni di dollari per l'istituzione di una Corte Speciale in Sierra Leone. Questa mozione è stata recepita dal Senato nella legge approvata nel novembre successivo, prevedendo gli strumenti per finanziare la Corte e dirigere gli sforzi per assicurare Taylor alla giustizia.
Trovare i modi per ridurre la povertà nel mondo sarà un altro dei capisaldi dell'azione internazionale del neopresidente Obama. Si gioca tutta la “strategia sociale” degli Stati Uniti in campo internazionale. I precedenti da cui partirà Obama sono certamente la presentazione, nel dicembre del 2007, insieme ai senatori Chuck Hagel e Maria Cantwell, del Global Poverty Act, in cui è stato chiesto all'Amministrazione Bush l'adozione di una strategia globale e onnicomprensiva per ridurre drasticamente la povertà entro il 2015, con aiuti, con l'intensificazione degli scambi, alleviando il debito degli Stati poveri, attraverso  il coordinamento con la comunità internazionale, con quella degli affari e con le organizzazioni non governative. Il progetto è stato portato da Obama in Commissione esteri del Senato, da questa favorevolmente commentato; nello scorso febbraio è arrivata l'approvazione del senato americano.

 

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